mercoledì 19 gennaio 2011

La mia esperienza con il GIOCODANZA® - Lorena Lilla Milano

  «Caro diario, le lezioni a danza stanno diventando sempre più impegnative… Le bambine spesso sono incontenibili, e ci vuole una gran pazienza per ottenere un po’ di disciplina. Non so se la maestra Lorena sia contenta di me. Ma io non so cosa fare più di così! Ho addirittura cambiato nome per assecondare la fantasia delle sue piccole ballerine.

Ma sì, dai, non ti ricordi di quel giorno che il Comune ha chiuso la palestra per lavori senza avvisare nessuno ed abbiamo dovuto improvvisare una lezione in strada? Da allora mi porto il nome di “Stradina”, che proprio non si addice a una tigrotta ballerina come me…»

Questo è un estratto del diario di Stradina, la mia immancabile assistente. Il fatto a cui si riferisce è vero, ed è successo in una delle mie prime lezioni che da quest’anno mi vedono “assistente alla regia” della scuola di danza Acadance, di Gabriella Valenti. Non sono poche le difficoltà logistiche che il non avere una sede nostra ci impone, e quel giorno sia io che Gabriella abbiamo tentato di tutto per contattare il Comune e dare una giustificazione a nonne e genitori che per l’ennesima volta si affannavano a portare le bimbe a danza inutilmente. Così, mi venne un’idea: tirai fuori dalla borsa la mia Lulù (allora aveva ancora il nome originale) e con il suo aiuto improvvisai un gioco del nome nel cortile della palestra. Feci battezzare alle bambine anche i lati della strada: lato cancello, lato macchina, lato nonni e lato fiori. E su questi lati, sotto gli occhi attoniti ma compiaciuti di nonne e genitori, invitai le piccole a esibirsi in andature e pose diverse, nel tentativo di riscaldarci ma anche di dare un senso a quelle ore che apparentemente sembravano perse. Da quel momento, per il gruppo 9, Lulù ha cambiato nome, mentre i lati della scena di danza si chiamano ancora cancello, macchina, nonni e fiori.
Ma vorrei farti leggere qualche altro passo del diario di Stradina, che ti sarà utile per valutare la mia relazione.

«Caro diario, oggi la maestra Lorena ha tentato l’approccio alla sbarra. Sì, non certo per le bimbe del primo ciclo, ma per i gruppi 9 e 8, che sono già più grandine, è tempo ormai di considerare che nella danza classica la sbarra è un attrezzo fondamentale per l’impostazione del corpo. E sai che si è inventata? Ha trasformato la sbarra in un lungo ramo della giungla, al quale si appendono scimmiette di vario genere (le nostre piccole, appunto). “Come ci si avvicina al ramo da scimmioni?” E ti lascio immaginare l’entusiasmo delle nostre scimmiette…”Come ci si avvicina, invece, da brave ballerine a una bellissima sbarra di danza?” E qui, ai salti sgraziati si devono sostituire passi eleganti e tesi, piuttosto che corsettine perfette, che terminano con l’accarezzare la sbarra. Naturalmente, c’è sempre qualcuna che continua a comportarsi da scimmietta: le belle ballerine, allora, la circondano, intimandole di comportarsi come loro…»

Tra le difficoltà più grandi che incontro nel mio lavoro c’è proprio il passaggio dall’ambito del Giocodanza alla danza e basta. Pur essendo convinta che anche in veste di gioco la danza possa essere seria e che si possano insegnare gli esercizi in una visione meno noiosa e sterile di quanto si facesse in passato, mi trovo costretta a sacrificare un po’ della mia creatività per sfruttare al massimo il poco tempo a disposizione nelle scuole private, soprattutto se penso che a fine anno le ragazze più grandi affronteranno gli esami di tecnica, alcune per la prima volta. Trasformare la sbarra in un oggetto della fantasia, diverso da quello che appare, mi è sembrato un utile stratagemma per esorcizzare la paura del primo approccio. E devo dire che sta funzionando, perché le piccole non si lamentano mai quando parlo di andare alla sbarra.

Dunque vediamo, dovrebbero esserci altri commenti interessanti da parte di Stradina. Non sembra, ma la prima curiosa a lezione è lei!
«Caro diario, la lezione di oggi deve aver dato molte soddisfazioni alla maestra Lorena. Sai, con uno stratagemma giocoso come è suo solito fare, ha proposto alle piccole del gruppo 9 di fare alcuni esercizi alla sbarra. Sai che bei battement tendu hanno fatto le signorine? Il gioco della pizza sta dando i suoi frutti, a quanto pare!»

Il gioco della pizza è il mio cavallo di battaglia. Tutte le bambine, sia del primo che del secondo ciclo, me lo chiedono sempre. In realtà è di una semplicità disarmante, ma a volte sono proprio le cose più semplici che mantengono la magia dello stupore. Lo uso spesso a metà lezione, soprattutto come gioco di ritorno alla calma. In poche parole le bambine sono invitate a sedersi in cerchio con le gambe distese in avanti. Ognuna di loro prepara una fetta di pizza. Gli ingredienti, naturalmente, si trovano nelle credenze in alto sopra le loro teste e quindi per prenderli bisogna allungarsi ben bene (allungamento della schiena). Una volta presi gli ingredienti principali, si comincia a impastare. Solo che al posto delle mani si devono usare i piedi (piede flesso, piede steso, piede flesso, piede steso….). Beh, i tendu che ho visto alla sbarra, a furia di impastare pizze, erano praticamente perfetti!

Oh, ma ecco un altro passo del diario di Stradina che mi sembra interessante.
«Caro diario, oggi abbiamo provato il gioco del sogno. A parte il fatto che per abbassare le luci siamo poi rimaste del tutto senza corrente, devo dire che dalla fantasia di quelle monelle sono uscite immagini decisamente curiose. Tanto che ne abbiamo tratto spunto per animare le lezioni natalizie dedicate ai genitori…»

È andata proprio così. Dai loro sogni sono nate delle piccole coreografie, che abbiamo presentato ai genitori il giorno della festa di fine anno. Un modo un po’ diverso per scambiarci gli auguri di Natale, che è stato apprezzato da tutti. Soprattutto dai parenti del minuscolo danza (primo ciclo), decisamente sorpresi nel vedere le 14 mini ballerine di 4 e 5 anni all’unisono con la loro maestra, mentre si lasciavano convincere a viaggiare nella giungla, che all’improvviso si è trasformata in un bianchissimo prato innevato, pieno di renne, fiocchi di neve in balìa del vento e pupazzi di neve desiderosi di ballare…

Con le pagine del diario di Stradina mi fermerei qui. Credo che tu abbia capito, Marinella, quali siano i miei sforzi per mettere in pratica quanto questo seminario mi ha dato. Senza cadere nel banale o nelle prevedibili sviolinate, ti confesso che il corso ha ribaltato completamente l’immagine che mi ero fatta di questa propedeutica che hai messo a punto. Pensavo che Giocodanza volesse dire semplicemente “favoline e favolette, soldatini e fiorellini”, o che comunque fosse solo questione di fantasia e creatività. Ora mi accorgo di quanto quella piccola ® faccia la differenza.
Una lezione di Giocodanza® ha alle spalle una struttura, un’impostazione, un lavoro di metodo e un metodo di lavoro. Ed è proprio questo a dare alle insegnanti che vorranno seguirlo gli strumenti adatti per trasmettere la danza sotto forma di tecnica, passione e rispetto per
le allieve.

Spero di poter essere una di quelle insegnanti con la ®. Adesso anch’io mi preparo uno schema di lezione prima di iniziare i corsi. Anche se poi, nei tre quarti d’ora tiranni a me concessi, tra i vari “devo fare la pipì” e “oggi voglio andare dalla mamma”, la lezione è spesso in balìa dell’improvvisazione. Ma forse, è proprio questo il bello del gioco…..danza!


Con ringraziamenti sinceri, Lorena Lilla - lorena@aidadanza.it

Lorena Lilla - 24 gennaio alle ore 15.40 Segnala su facebook di Marinella

Non mi aspettavo, e forse non meritavo, il risultato ottenuto. Nel ringraziarti, condivido la tua soddisfazione per il corso: ho scoperto ragazze bravissime e preparatissime, che mi hanno arricchito e incoraggiato a dare ancora di più.. Con amicizia, Lorena

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